La società attuale è travagliata da molti problemi, non ultimo quello di trovare un posto per la macchina. L'uomo sente il peso di un oppressione senza pari, un disagio sottile, ch'è proprio del mondo di vivere che conduciamo. C'è chi ha parlato di una mancanza di stimoli morali. Buona argomentazione, c'è giusto una diciottenne che conosco che mi ispira molti stimoli, ma non credo che potrebbero definirsi morali, neanche a giudizio di una società molto decadente...
Il problema principale è che c'è stato un crollo della tensione che è sempre esistita tra i generi. Una volta si sapeva cosa era cattivo e cosa era buono, ad esempio. Oggi, capita che ti senti male, il dottore ti da un farmaco portentoso, e quello ti guarisce il mal di stomaco, ma ti procura i crampi al piede. Ma non è tutto! Capita sempre più spesso che non solo ti da i crampi al piede, ma non ti fa neanche passare il mal di stomaco!
E che dire poi di quelle sfilate di alimenti tanto gustosi, all'apparenza, e magari anche al gusto... se per caso ti viene il ticchio di provare a vedere gli ingredienti, con cosa sono trattati, conservati, arricchiti, insaporiti... be', è difficile anzitutto riuscire a capirlo... un mio cugino è riuscito a interpretare le indicazioni di un gran numero di viveri conservati o congelati e non. Ha avuto una laurea ad honorem in chimica. L'unico inconveniente è che adesso mangia solo cicoria, che coglie personalmente, oltre i duemila metri...
Ma lo sfacelo totale si ha sopratutto nei rapporti umani. Se vado in un ufficio postale per un conto corrente, ad esempio, è probabile che io riesca a sopravvivere alla burocrazia assassina e ridondante; è anche ipotizzabile che io riesca anche a sopravvivere all'immancabile rapina, il tutto per assuefazione... ma reputo altamente scarse le probabilità di sopravvivenza nei confronti della lotta per lo sportello. Una volta si chiamava "coda", o anche "fila", adesso credo che il termine più adatto sarebbe "blitzkrieg", termine tedesco che indica l'arte di ammazzare più gente che si può nel più breve tempo possibile.
E' chiaro che di fronte a una vita simile l'uomo moderno medio riceve uno scossone emotivo non indifferente. Non a caso c'è tra la gente la convinzione che la vita sia una schifezza. Ora, non che io sia in disaccordo con questa convinzione, ma credo che anche la morte non scherzi in quanto a simpatia.
Nonostante ciò, molta gente dice di preferire una sana morte a questa esistenza assurda. Oh, naturalmente il più tardi possibile.
Il problema morale principale è che l'uomo sente che gli manca qualcosa. Come sarebbe, gli manca qualcosa, se ha tutto? Si, ma non ha nient'altro!
Voglio dire, all'uomo, arrivato a questo punto della sua evoluzione, manca qualcosa di un po' più, diciamo, spirituale. Abbiamo creato di tutto, ci sono computer perfezionatissimi, macchine sofisticatissime, mezzi di ogni tipo per fare lavori di ogni sorta. Abbiamo, è vero, creato anche molte cose inutili, o dannose, ma lo stesso appunto si potrebbe fare al buon Dio al riguardo di certi nostri parenti.
E dopo tutto questo progresso in ogni campo, l'uomo sente che gli manca qualcosa. L'eterno problema che ci attanaglia da secoli è sempre quello: l'uomo è mortale. Il che non lo direi un complimento, né, peraltro, un offesa. E' uno stato di fatto, e l'uomo pur con tutta la sua scienza non può farci niente, non ha alcuna maniera per intervenire in questa faccenda, se non accelerare i risultati del concetto, usando la sua scienza per costruire armi di ogni tipo, che una volta usate dimostrano senza dubbi che, ebbene si, l'uomo è mortale.
L'uomo si sente deluso dalla religione. Certo, era molto semplice il pensiero di una divina provvidenza. Se non altro alleviava il novero delle preoccupazioni. Ma poi si sono avute guerre, pestilenze, calamità varie, e la fede è andata in crisi. Si è andata radicando l'idea di un universo governato dal caso, fatta eccezione per alcuni parenti, la cui stupidità pare regolata da certezza matematica, ma per fortuna ci tocca sopportarli solo in occasione di alcune feste principali.
E una volta persa la fede, cosa può fare l'uomo, se non dedicarsi totalmente ai piaceri materiali? Il mio amico Jacques Crecy ha scritto un saggio sull'influenza del pane e salame sul bisogno d'affetto dell'uomo. Io ci aggiungerei del formaggio dolce, ma non vorrei sembrare eccessivamente osceno.
D'altronde nemmeno il gettarsi a capofitto nel materialismo può essere molto d'aiuto. Sempre che per materialismo non s'intenda anche un eventuale sollazzo in compagnia di due studentesse diciottenni. Nemmeno dedicarsi al lavoro riesce a risollevare lo spirito, forse sarà colpa dei troppi scioperi. Una cosa è certa, quando non si fa uno sciopero è solo perché si sta organizzando il prossimo. Ma la colpa viene spesso dall'alto, pare che il ministro del lavoro stia all'ultimo piano.
Il fatto è che i governanti sono spesso o incapaci o corrotti, e talvolta tutt'e due le cose nello stesso tempo, ma senza sovrapprezzo. L'unica forma di interazione che ha il governo nei confronti dei cittadini è il fatidico: Ci avete eletti voi! E' chiaro che a questo punto il cittadino abbia solo intenzione di correre ai ripari, ma non credo che sia di giovamento scappare con una segretaria, né penso che possa giovare l'ammazzare un sottosegretario, anche perché, come ci insegnano le scritture, dopo al massimo tre giorni ce ne danno un altro, non solo, insediano pure una commissione parlamentare.
A questo punto, l'unica soddisfazione che resta all'uomo moderno è il vivere in perfetta democrazia. Siamo infatti in una perfetta società democratica, dove nessuno può costringerti a votare qualcuno di non tuo gradimento, dove nessuno può imprigionarti ad arbitrio, torturarti, o costringerti a vedere certi programmi della RAI (cose queste ultime due che si equivalgono parecchio...)
Nonostante ciò lo sconforto ci prende, e io direi a questo punto che c'è solo una maniera per risollevarci dalla crisi, guardare al futuro con ottimismo. Il futuro offre grandi opportunità, come dice un noto scrittore americano. Si, lo so che può non sembrare questo granché come soluzione, ma il trucco consiste nel far finta di non saperlo, evitare i facili pessimismi e rientrare a casa in tempo per la cena. O almeno per il dolce.