LE MIE SCUOLE SUPERIORI di Marco De Vincentis
Ovvero: sofferenza, lacrime e pianto. E tanta, tanta, tanta inutilità.
Il primo anno di scuole superiori fu uno shock. Il secondo andò meglio, imparai a fregarmene, e fui bocciato. L'anno dopo cambiai scuola, e insieme alla ripetizione dell'anno, mi toccò studiare per recuperare l'anno, che secondo mia madre era essenziale. Questo voleva dire studiare le materie dell'anno seguente, per poi dare un esame di idoneità, e quindi trovarsi con l'anno recuperato. A parole una cosa semplice, in pratica una fatica improba, resa possibile solo dall'aver fatto l'esame di recupero in un istituto parificato di dubbia moralità. Ricordo che ci portarono a Ostia, in una scuola dove c'erano dei professori che parevano usciti da un film di Woody Allen, c'era una segretaria che era bella come il peccato, e un preside che pareva Peppino De Filippo.
Ci fecero fare questi esami in maniera disinvolta. Dura, ma disinvolta. Sicché, da bocciato ripetente che ero, mi ritrovai regolarmente ad essere ammesso al quarto anno anziché al terzo. Avevo, come si suol dire, fatto due anni in uno. E avevo capito pochissimo di entrambi gli anni.
Il quarto anno lo feci in modo vagamente più applicato. Il quinto fu una cosa madornale. Però riuscii ad essere ammesso agli esami, e in qualche modo riuscii a prendere il diploma di geometra.
Questo, per sommi capi, l'excursus scolastico medio superiore. Ora è il caso di analizzare in dettaglio questi anni buttati al vento.
Tutto si può far risalire al primo anno. E magari anche al secondo. Un percorso scolastico si vede dall'inizio. Io dall'inizio vidi solo casino, confusione, presunzione, ignoranza, e tanti altri aggettivi qualificativi, che comunque non riuscirebbero a qualificare bene i personaggi che mi trovai davanti. Non tutti erano negativi, a onor del vero devo dire che qualche professore in gamba c'era. Ma io ero influenzato da quelli incapaci. Di sicuro, io avevo poca voglia di studiare. L'avere professori che non sapevano spiegare, mi aiutava a non studiare nemmeno le altre materie. Il secondo anno, soprattutto, fu quello in cui la voglia di studiare venne meno in maniera ancora più vivace. Ci si aggiunga che (sedicenne) mi trovai a scoprire i misteri del sesso con una procace coetanea, e non sarà quindi un mistero arrivare alla fine dell'anno e vedere che ero, inequivocabilmente, indiscutibilmente, bocciato.
Fu una cosa terribile, ma più per mia madre che per me. Io lo sapevo che non avevo studiato quasi nulla, sapevo che spesso non andavo a scuola. Di sicuro dalla primavera non mi videro quasi più, e comunque mai nelle giornate di sole. Come facevo a meravigliarmi della bocciatura?
Quello che mi meravigliò fu che la mia amica ebbe tre materie a settembre. La cosa mi meravigliò: si marinava la scuola insieme, perché io bocciato e lei no? Mah, i misteri della vita!
Quando qualcuno mi chiedeva come mai ero stato bocciato, io rispondevo con finta noncuranza "per motivi politici". Risposta che non mancava mai di ingenerare un insolito stupore misto a un quasi rispetto. Su quali fossero questi motivi politici, io glissavo semper e stavo nel vago. La cosa era accettata forse perché in quegli anni comunque un po' di lotte studentesche c'erano. In realtà, i motivi politici per me erano solo due: 1) non avevo studiato, e 2) avevo fatto una marea di assenze.
(Devo aprire una piccola parentesi a proposito di una insegnante di lettere che ebbi il primo e il secondo anno: si trattava di una persona bruttissima, ma non parlo di estetica (che era terribile pure quella), dico che era davvero brutta dentro. Lei soleva farsi un idea degli alunni all'inizio, e manteneva quell'idea. Non c'era verso di applicarsi, di fare bei temi in classe, lei manteneva il voto che si era fissata in testa uno dovesse avere.
Limpido esempio di insegnante frustrata e ritentiva anale.)
Dopo la bocciatura passai ad un istituto parificato, su cui preferisco stendere un velo pietoso. Sarebbe impreciso e forse esagerato dire che in tali istituti la promozione è assicurata, dato che ho visto molti compagni di classe essere rimandati, bocciati, perfino espulsi dalla scuola! Certo però che si studiava in maniera più rilassata.
Ma il peggio fu disgraziatamente proprio l'ultimo anno. Si perché avevo iniziato a suonare in modo semi professionale, sicché spesso suonavo la sera, per poi la mattina dopo dormire sui banchi di scuola!
Non solo, a un certo punto il mio corso fu spostato al pomeriggio, per ragioni di spazio...
Insomma, arrivai all'esame di maturità, con una preparazione che mi sarebbe stata utile, a patto di voler esercitare la professione di geometra tra gli eschimesi, e a condizione di dedicarmi esclusivamente al taglio dei blocchi di ghiaccio per gli igloo...
Posso tranquillamente affermare che tutt'oggi, a 48 anni suonati, mi capita di sognare la notte che devo fare gli esami di maturità... un incubo!
Quando uscirono le materie, fui preso dallo sconforto. Ricordo che alla domanda "che porti agli esami?" rispondevo "Pane e prosciutto..."
Ma qualcuno si chiederà, come sono andati questi esami? Beh, in fondo li passai... molto in fondo... diciamo che diedi mostra di maturità...
Sono povero, ma è una tradizione di famiglia: mia madre era povera, mio padre era povero,
l'autista era povero, la cameriera era povera, il maggiordomo era povero...