RICORDI DI SCUOLA di Marco De Vincentis
(Quasi un canovaccio horror)
Con la scuola non ho mai avuto un buon rapporto, questo l'ho già detto. In effetti credo di essere sempre stato un pessimo studente, molto pigro e senza alcuna voglia di studiare. Secondo quello che dicevano i vari insegnanti ero "discontinuo", "vivace", "distratto" e altre amenità del genere. Tutte stupidaggini ovviamente. In realtà quello che posso dire è che ho avuto, in massima parte, degli insegnanti totalmente negati per l'insegnamento. Con delle eccezioni, ovviamente.
E per fortuna che ho trovato queste magiche eccezioni, ossia persone che amavano davvero insegnare, e non mercenari falliti, che dovevano solo arrivare al giorno dello stipendio, facendo più o meno il loro mestiere. C'era gente che presa una laurea, doveva solo darsi all'agricoltura, ma più come concime, secondo me!
Visto che ho combinato molto nella vita, mi sento autorizzato a dedurre che non ero io a non funzionare, ma gli insegnanti che non erano in grado di far rendere un alunno. Semplice no?
Al primo posto della lista di insegnanti validi, devo citare il maestro elementare che ho avuto in quarta e quinta elementare. Una persona che ricordo sempre con affetto e con piacere, che davvero ha saputo instillare in me le basi del vero sapere. Da lui ho avuto anche i primi rudimenti di educazione civica, e insegnamenti morali, cosa che credo sia essenziale nell'educazione di un bambino.
Poi si arriva alla scuola media, dove sono iniziate le note dolentissime. Buio totale, con nubi scurissime, e fulmini. La notte più nera, nera quanto l'ignoranza di quelle persone che dovrebbero forgiare i cittadini del domani... Buio che ahimé è durato per tutta la scuola media e tutte le superiori... Buio, per fortuna, interrotto di quando in quando da raggi di luce, quelle eccezioni di cui dicevo poc'anzi.
Il primo raggio di sole, quasi un illuminazione dal cielo, l'ho avuto nella persona della mia insegnante di Lettere della prima media. La prima media la frequentai a Frosinone, il mio paese natale.
Dicevo di questa insegnante di Lettere. Quello che ho imparato da lei mi è servito in seguito, e tuttora mi serve. I suoi insegnamenti sono stati le fondamenta su cui ho costruito la mia cultura, e quindi la mia persona. Di che si è trattato, in pratica? Semplicemente, mi ha insegnato a scrivere. A parlare. Soprattutto, mi ha insegnato il piacere di apprendere, di leggere, di sapere. Molto, considerando che l'ho avuta solo un anno scolastico... Eppure è così.
Ricordo quando commentava le correzioni di un compito in classe. Ricordo quando spiegava con noncuranza i segreti per scrivere in modo leggibile, e non parlando di sola grammatica, ma proprio della forma e del risultato, legato a quello che si vuole scrivere e quello che si vuole trasmettere con lo scritto. Si tratta di sensazioni che sono difficili da trasmettere, si tratta di un ricordo che fa parte di me, e mi piace averlo.
La musica cambiò in seconda media, cambiai anche città, dato che ci eravamo trasferiti a Omegna, sul lago d'Orta. Colà, giovane di belle speranze, venni comunque frustrato ben bene da una professoressa di lettere di stampo esclusivamente repressivo. Non ne ho un buon ricordo. Ricordo invece per la sua professionalità l'insegnante di Educazione Tecnica, un tipo pacato e preparato, che sapeva come far imparare le cose agli allievi. E anche il professore di Musica era in gamba. Ci faceva cantare molto, dai cori d'opera, alle canzoni degli alpini. Un po' di teoria, e tanto canto, che a quei tempi era l'unica cosa che si potesse fare come pratica. Non era ancora cominciato l'uso del flauto dolce!
In un modo o nell'altro, riuscii a finire le scuole medie, e insieme al ri-trasferimento a Frosinone, mi toccò andare alle scuole superiori. E qui, un pianto...